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Ellie che ispira Oscar: il senso di (e per) Pistorius. Oltre il processo

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Il giorno dell’inizio del processo a Oscar Pistorius il primo pensiero va a quella povera ragazza morta, Reeva, e al dolore dei suoi familiari e di chi l’amava. Meglio chiarirlo subito, perché proviamo ancora una volta a guardare oltre, come su InVisibili abbiamo fatto già quel 14 febbraio di un anno fa. Ci saranno giornali e radio e tv, una anche 24 su 24 in Sud Africa, a parlare di prove e confutazioni, testimoni e ricostruzioni. Invece viene in mente quella foto lì, quella che Oscar ha usato sempre per il suo profilo su facebook e twitter, senza cambiarla mai, nemmeno un giorno, neanche quando partecipò a Mondiali e Olimpiade o vinse tutto quel che si poteva alla Paralimpiade. Poteva metterne una con Mandela o Bolt o altre leggende così. No, scelse Ellie, una bimba. Bellissima e sorridente. Straordinaria, nel senso che Ellie è davvero fuori dall’ordinario. Questa è la storia di Ellie, che ispirava Oscar.

Da pochi giorni è una delle testimonial del Regno Unito nelle campagne contro la diffusione della meningite e per la vaccinazione. Il suo bel viso sorridente ha girato nei computer di tutto il mondo insieme a quello che era, è e rimarrà l’atleta paralimpico più famoso della storia. Ellie May Challis è nata a Little Calcton, nell’Essex, in Inghilterra, nel 2004. Ha una sorella gemella, Sophie una sorella maggiore, Tai-la, 11 anni, e un fratello, Connor, 13. Aveva 16 mesi quando è stata colpita dalla meningite, che portò la setticemia. Il suo cuore si fermò e i medici chiamarono i genitori perché le dessero l’addio. Fu a quel punto che il suo cuore riprese a battere. Nelle successive quattro ore braccia e gambe di Ellie diventarono nere. Papà Paul e mamma Lisa presero la decisione, difficile, ma inevitabile: amputare le gambe sopra il ginocchio e le braccia al gomito. L’operazione durò sei ore. “Era rimasto così poco di lei. Continuavo a piangere”, dice Lisa.

Trascorse due anni con protesi convenzionali. “Non riesco a correre come Sophie”, si lamentava lei parlando della sorellina. Le protesi le portavano piaghe dolorose. Vide in televisione degli spot della Nike. Con Oscar Pistorius. La sua velocità e la sua libertà. Chiese a mamma e papà di poter avere quelle gambe così strane. Lisa e Paul contattarono un rinomato centro ortopedico britannico, il Dorset. Il direttore John Watts fu d’accordo a creare delle mini protesi in fibra di carbonio, tipo quelle che usa Pistorius. Per Ellie. Erano costose, fra 10 e 15 mila sterline. L’intera comunità del luogo dove Ellie abitava fece una ricerca fondi per fargliele avere. Quattro anni dopo, Oscar si trovava a Manchester per la Paralympic World Cup che ogni anno a maggio si svolge lì. Era il 2009. La incontrò in un centro sportivo di Enfield, a nord di Londra. Corse con lei. Quattro gare sui 15 metri fra Ellie e il più famoso atleta paralimpico della storia: vinse sempre Ellie, con Oscar e il suo sorriso a farle da contorno.

E’ stata la più giovane al mondo a usare quel tipo di protesi. Per poter correre e divertirsi con Sophie. Lisa era felice: “Ellie può camminare due volte più veloce con le sue nuove gambe. E’ davvero incredibile vederla. E’ così determinata”. Una volta la settimana gioca anche a calcio alla sua scuola elementare, la Engaines Primary School. Lisa lavora con persone adulte con disabilità: “Non ha problemi a giocare a calcio con queste protesi. La sua squadra preferita è l’Arsenal, vede tutte le partite con suo papà”. Paul è commosso: “E’ incredibile vederla sul campo. Ama il calcio”. Febbraio 2013, sul profilo di Lisa: “Così triste. Tutti i nostri pensieri per le famiglie coinvolte. Innocente sino a prova contraria. Oscar era ed è ancora fonte d’ispirazione di molti, compresa nostra figlia, Ellie”. Saper scindere la realtà processuale da quel che Pistorius, negli anni, ha fatto. E non innocente a priori, ma sino a prova contraria. Qui si voleva raccontare solo una storia, partendo da una foto, scattata da Andy Hooper per il Daily Mail.

Oscar che ispirava milioni di persone era ispirato da una piccola piccola, che aveva incontrato un giorno, a nord di Londra. Ecco, ora, nel processo, accada quel che deve accadere. Il senso di Pistorius è Ellie che corre felice, il senso per Pistorius è Ellie che corre felice.


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